Ma qui divago, mentre il punto è che Melissa Satta si è sentita costretta ad autodifendersi «dinanzi al tribunale dell'inquisizione mediatica» pur non avendo commesso alcun crimine, «catapultata al banco degli imputati» senza che altri abbiano tenuto conto del suo dolore di donna e di madre.
Mi stavo crogiolando nel mio piccolo patriarcato condominiale, con l'amministratore che nell'ultima assemblea continuava a chiamare me «signora» e «dottori» gli altri partecipanti maschi, quando lo sfogo di Melissa Satta su Instagram ha aperto ai miei occhi scenari internazionali di inarrivabile machismo.