In fondo poteva sembrava addirittura impossibile, nonostante si trattasse di uno dei maestri dell'arte concettuale, che anche per lo schivo, solitario (comunque sempre appassionato) Ettore Spalletti fosse arrivato finalmente il tempo del riconoscimento assoluto, non solo da parte dei critici e dei curatori, ma persino di quel mercato da cui sembrava volersi tenere sempre distante, geloso della solitudine da cui erano scaturiti gli azzurri ( e i rosa) infiniti, senza tempo, senza spazio che erano la sua cifra peculiare.