Richiederà la capacità di riconoscere—insieme a Suzman e Graeber—che non c’è niente di naturale nel modo in cui le persone muoiono perché non trovano un lavoro, o perché lavorano troppo.
Che non c’è niente di naturale in un mondo in cui le persone passano la maggior parte del loro tempo a svolgere mansioni che ritengono del tutto inutili, e da cui nessuno intorno a loro pare trarre beneficio.