La recensione di Pigen Med Nalen di Federico Gironi.
3, nei richiami espliciti all’espressionismo tedesco da un lato, e all’estetica A24 di un The Lighthouse dall’altro, Pigen Med Nalen è un film di forma, prima che di contenuto.
Non ci vuole molto a capire che Pigen Med Nalen è una fiaba.
Dapprima quasi realista, poi col procedere della storia sempre più oscuro e perfino allucinato (si parla anche di consumo di morfina e etere, non casualmente), Pigen Med Nalen fa emergere del tutto la sua anima dall’ombra quando, dopo aver lasciato a lei il suo bambino, Karoline torna da Dagmar, diventando una sorta di balia che allatta i neonati che transitano periodicamente in quella casa.