Lo ha stabilito il Tar di Brescia che ha respinto la richiesta di un cacciatore residente in alta Valcamonica contro la decisione della prefettura di non concedergli il porto d’armi.
Avere rapporti tesi con i parenti preclude il diritto di custodire in casa pistole o fucili.
Una misura congrua per «l’evidente e incontestata situazione di elevata tensione nelle relazioni interpersonali, la cui gravità è tale da poter costituire occasione favorevole ad episodi di rabbia ed esplosioni d’ira nelle quali risulterebbe pericoloso il possesso di armi», si legge nella sentenza.