È vero che i manifesti elettorali in Regno Unito hanno ancora una residua rilevanza nel discorso pubblico in corso di legislatura, ma pare che Starmer somigli molto (come del resto i suoi avversari Tory) al classico italiano talmente geniale da cambiare continuamente idea.
Per ora, oltre alle conversioni a U di Starmer abbiamo i proclami di complemento di Rachel Reeves, che si è dichiarata una groupie della City di Londra, e un embrione di giravolta anche sulla tassazione del famigerato carried interest, cioè la commissione di performance che i gestori di fondi incassano e che non è tassata ad aliquota marginale personale (del 45 per cento) bensì con cedolare secca del 28 per cento.