Tra le novità più avvenenti, ma sconvenienti per un pubblico che non vuole essere troppo molestato, c'è «Saltburn» (Prime Video) opera seconda della già decorata Emerald Fennell, autrice british di «Una donna promettente» (Oscar per la sceneggiatura), della serie «Killing Eve», attrice in «Barbie» e ora regista e scrittrice di questa storia paradossale, ipertrofica di scavalcamento sociale che parte come il Losey dell'«Incidente», continua come Losey ma del «Servo», prosegue alla Guadagnino («Chiamami col tuo nome»), fa una tappa letteraria pensando allo smodato non eroe del romanzo più bello di Philip Roth («Il teatro di Sabbath», con la citazione di una masturbazione sulla tomba ) e finisce come il Pasolini di «Teorema».