Vederlo sussultare e fare smorfie a ogni scarica fa piuttosto impressione, soprattutto perché il robot ha l’aspetto della testa di un bambino.
Eppure un team di scienziati dell’Università di Osaka, in Giappone, ha sviluppato un umanoide che può «provare dolore».
Al di là delle questioni filosofiche, il sistema di «dolore artificiale» potrebbe aiutare i ricercatori a sviluppare nelle macchine empatia verso la sofferenza umana, in modo che possano agire come compagni più compassionevoli.