a Simone, artista senza patria, capace di crearne una a mille altri, che ha preso il canone e l’ha mutato in cenere, da cui far crescere una pianta d’alto fusto.
Dentro quella lettera c’è la storia di Simone Carella, che non c’è più.
Simone Carella è stato un sacco di cose – artista e promotore, dal Teatro Dioniso al Beat ‘72, da Bene a de Berardinis passando per i poeti di Castelporziano – tante che adesso a raccontarle ci vorrebbe Wikipedia, se solo un’enciclopedia – la lapide di ogni artista – sapesse cogliere il fiato, le occasioni, le inadempienze all’ordine costituito che fanno dell’arte il motore di ogni rivoluzione.