Sempre a ridosso di venerdì scorso, Mario Draghi è tornato in modalità salva-Italia, mettendosi contro mezzo board della Bce nel rimandare a data da destinarsi la conclusione dell’affaire Carige, ovvero la richiesta temporizzata per un aumento di capitale o per una soluzione di mercato o statale che chiuda la querelle dell’istituto ligure.
Perché signori, fra cambio in corsa delle regole di operatività post-Qe della Bce che ci stanno garantendo scudo dalle impennate vere dello spread e mosse come quella su Carige (garantita anche dai buoni uffici del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, il quale ha passato parecchio tempo al telefono con Francoforte la scorsa settimana), Mario Draghi si è esposto parecchio in difesa di un governo che gli è ostile e che, almeno in casa leghista, nelle piazze accomuna i banchieri ai barconi e ai buonisti, ma, nelle segrete stanze di palazzo Chigi, con i bancheri ci parla eccome, chiedendo tempo e flessibilità.