E se Tony Driver può essere tranquillamente fatto ricadere dentro la macrocategoria del cinema del reale, di certo si avvicina di più al primo dei due titoli citati di di Gianfranco Rosi che non a altre sue espressioni più “dure e pure”, come si diceva una volta.
Certo, Tony Driver è un film che parla dell’assurdità delle frontiere e dei muri che separano le popolazioni, è un film che volendo riflette suiconcetti di nazionalità e cittadinanza, nel quale il protagonista sputa velenosamente dei “motherfucker” all’indirizzo del presidente Trump quando lo sente nominare in televisione, e ricorda a un giovane messicano come siano stati gli immigranti a costruire quell’America che oggi li vuole tenere lontani.