Laszlo Nemes, il poco più che trentenne regista di Il figlio di Saul, benché così giovane e al suo primo film deve aver tenuto ben presente il doppio monito di Adorno e Rivette, e difatti realizza un film altamente consapevole dei rischi, come nessuno prima di lui (fare un confronto con La lista di Schindler di Spieberg).