Vita agra del dottor F, titolo dello spettacolo, riferisce una sensazione che rimanda a Kafka, rintracciando allo stesso tempo quanto, di tale sensazione, tradusse un altro grande scrittore, di poco precedente, Dino Buzzati, autore della metafora più astringente attorno al lavoro culturale con Il deserto dei Tartari (1940).
Il titolo di una delle opere più importanti del secondo Novecento italiano, tale forse proprio per la sua almeno apparente ingenuità, ha in carico l’eredità gravosa di sostenere la memoria del suo autore, Luciano Bianciardi, scrittore fra i meno celebrati in vita e che l’epoca contemporanea sta riscoprendo sia per il suo stile, agile ma al tempo stesso brulicante e colto, sia pure per la forza depositaria delle trattazioni.