A partire dal momento in cui carica in automobile una donna cui concede anima e corpo Uma Thurman, prova a risponderci un sorprendente Matt Dillon nei panni dell’astuto serial killer Jack, immerso in un’America degli anni Settanta e del quale seguiamo le gesta attraverso cinque incidenti.
Perché, se è facile intuire che vi fosse una certa influenza proveniente dalle pellicole estreme di Jörg Buttgereit – autore del dittico Nekromantik – sia in quel caso che nella chiacchieratissima porno-odissea Nymphomaniac, rimanendo nell’ambito della filmografia del cineasta teutonico è ancor più facile accostare La casa di Jack al suo Schramm, che raccontava, appunto, la vita di un serial killer.