Nella divertentissima citazione de Il settimo sigillo di Bergman – una delle tante che abbondano nel film – in cui un sardonico Christoph Waltz veste i panni della Morte che furono di Bengt Ekerot, è racchiuso un po’ il senso complessivo dell’ultima fatica di Woody Allen, Rifkin’s Festival, laddove, in barba ai luoghi comuni che spesso vengono indicati come elementi imprescindibili per riempire il vuoto dell’esistenza (lavoro, amore, famiglia), emerge piuttosto chiaramente che ciò che salva e a cui ci si dovrebbe aggrappare per non sprofondare nelle sabbie mobili della perenne insoddisfazione è la tensione per qualcosa che è al di sopra delle affezioni del quotidiano.