“Non si può relegare il problema – scrive Arci Caccia Umbria – solo alla gestione dei distretti, al numero dei capi abbattuti durante il periodo di caccia che dura solamente tre mesi e con uno sfasamento temporale come i tempi dell’agricoltura o con regolamenti non al passo con i tempi“.
Ma non è il caso di Arci Caccia, sono anni che stiamo chiedendo alla Regione Umbria, un regolamento per gestire la specie e un regolamento per esercitare la caccia al cinghiale, nell’ottica di rispondere alle esigenze che sono maturate all’interno del mondo venatorio e agricolo“.