Un contenimento che si può meglio reggere – perché Galimberti non si aggrega al nuovo eone della tecnica assicurante – in una postura esistenziale (e qui c’è la lezione dell’altro maestro di Galimberti, Jaspers) “greca”, “tragica”.
Una trascendenza di senso che struttura la civilizzazione (il tempo, la temporalità) dell’Occidente, con cui questo coincide (l’Occidente o è cristiano o non è, Galimberti), anche quando quella trascendenza si secolarizza, si laicizza nella scienza e nella politica moderne, impegnate, come l’escatologia cristiana, a redimere nel presente il passato per un futuro di salvezza o – in termini secolarizzati – “migliore”.