L’esperienza storica insegna che l’inflazione prolungata nel tempo finisce per generare le aspettative speculative legate a ulteriori aumenti dei prezzi, una perdita di valore dei risparmi e dei redditi fissi di una parte consistente dei lavoratori e dei pensionati.
È una clausola che negli anni recenti non ha impedito di rinnovare i contratti collettivi nazionali di categoria con aumenti superiori all’inflazione programmata nel contesto di una crescita dei prezzi inferiore all’1%, favorendo di fatto un aumento dei salari reali dei lavoratori interessati.