A NOVANTA numeri di distanza, ritorniamo sulla recitazione secondo il sofista TRASIMACO e nel #96 indaghiamo l’orrore e il piacere della visione all’interno del De rerum natura di Lucrezio.
nel vedere, però, la propria vita priva di un sorriso, triste, perennemente afflitta e oppressa dalle passioni più spiacevoli e da molestie e preoccupazioni senza fine, non solo non è disposta a procurarsi da se stessa un po’ di respiro e di conforto da qualche parte, ma, neppure invitata da altri, accoglie un discorso che le consentirebbe di sopportare senza recriminazioni il presente, di ricordare con riconoscenza il passato e di avanzare verso il futuro, senza timore e sospetto, con lieta e luminosa speranza (Plutarco, Sulla tranquillità dell’anima, passo 477C-F) Dinanzi a queste cose, sùbito, non so che divino piacere e un brivido di orrore mi afferra, perché dal tuo genio natura così è disvelata in ogni parte e tanto manifesta a noi s’apre (Lucrezio, Sulla natura delle cose, libro III, vv.